A limitare la diffusione dei veicoli elettrici all'interno della flotta delle aziende di piccole, medie e grandi dimensioni sono elementi a cui oramai abbiamo fatto l'abitudine: carenze per quanto riguarda le infrastrutture per la ricarica (38 per cento) e autonomia limitata dei modelli di serie (35 per cento (vi si aggiungono poca conoscenza del prodotto - 20 per cento - e ritrosia nel passaggio ad abitudini diverse - 15 per cento). Il tutto, però, a fronte di un interesse per la mobilità zero emissioni che seguita a prospettarsi di volta in volta in crescita.
La conferma dello 'stato dell'arte' è arrivata dall'ultimo aggiornamento, il terzo, della ricerca su elettrico e flotte aziendali promossa dall'Osservatorio Top Thousand, organo che raccoglie un gruppo di fleet e mobility manager interessati ad approfondire le principali tematiche connesse alla propria area operativa.
I principali dati connessi alla survey 'Mobilità alla spina 2019: l’auto elettrica e ibrida nelle flotte aziendali' sono stati presentati a Milano in occasione di un evento organizzato presso Assolombarda dal titolo 'Soluzioni sostenibili per le flotte aziendali'.
Lanciata nel 2016 e integrata prima nel 2018, quindi nel 2019, la ricerca in esame ha considerato il parco circolante legato a 100 imprese di settori merceologici differenti, per un totale di oltre 85.000 veicoli, in grandissima parte (90 per cento) inseriti ricorrendo alla formula del noleggio a lungo termine.
Il ruolo del 'leone' tra le alimentazioni compete al gasolio, in leggera discesa nell'ultimo triennio, pur sempre carburante di riferimento, con un 87,3 per cento di quota all'interno del campione considerato, nella costruzione dei parchi circolanti corporate.
Nello stesso periodo l'ibrido è arrivato a toccare il 5,5 per cento dallo 0,7 per cento iniziale. Più contenuta la parabola ascendente per i veicoli zero emissioni (dallo 0,5 per cento all'1,5 per cento). Metano e GPL risultano arretrati a fronte anche della crescita dei serbatoi a benzina, che coprono tuttavia solo il 4,2 per cento della flotta.
Gli EV assegnati in fringe benefit sono saliti nel 2019 dal 17 al 27 per cento. Si continua tuttavia a prediligere, in larghissima parte, un loro utilizzo in ambito urbano e in condivisione (in pool), con ricarica direttamente presso la sede di lavoro. L'ultimo anno ha però assistito a una crescita del ricorso a veicoli zero emissioni per spingersi in territorio extra-cittadino (lo ha segnalato oltre la metà - il 53 per cento - degli intervistati).
Lo sguardo dei fleet manager proiettato sui successivi 12 mesi vede il 68 per cento del campione non avere le idee chiare sul possibile inserimento in flotta di ulteriori soluzioni di trasporto elettriche. Mentre un 15 per cento dichiara una posizione di totale chiusura al riguardo, un 22 per cento dei fleet manager sentiti (era il 10 per cento nel 2018) ha espresso l'intenzione di incrementarne la rappresentanza nel corso del 2020.
Nell'elettrico gli intervistati vedono, analogamente a quanto è stato registrato per l'ibrido pur se con percentuali talvolta diverse, uno strumento di riduzione delle emissioni (78 per cento vs 53 per cento), per l'accesso libero nelle ZTL o la circolazione senza pensieri in occasioni di blocchi del traffico (72 per cento vs 70 per cento, quota più alta), per l'incremento della responsabilità sociale d'impresa (69 per cento) o il risparmio sui costi del carburante (63 per cento).
Sono le Full Hybrid, invece dell'ibrido plug in (Phev) o, ancor meno, di quello 'dolce' (Mild-Hybrid), a catturare l'attenzione dei professionisti che si occupano di gestire una flotta aziendale. Quasi il 90 per cento delle auto che sfruttano questa tecnologia è assegnato in fringe benefit. Un 40 per cento del campione (contro il 33 per cento del 2018) è certo di inserirne altri esemplari in flotta nel corso dei prossimi 12 mesi.
Tra i fattori deterrenti rispetto a questa scelta troviamo la scarsa convenienza quando si circola in ambito autostradale (36 per cento) e, con la stessa percentuale, la anti-economicità dei canoni di noleggio. Anche la scarsità delle infrastrutture di ricarica in caso di Phev risulta tra le motivazioni, addotta dal 27 per cento dei fleet/mobility manager sentiti.
Nel raffronto con la seconda edizione della ricerca è emerso infine che il 56 per cento delle imprese (più dieci punti percentuali) ha provveduto all'installazione di colonnine presso la propria sede. Un 23 per cento in più (dal 63 della ricerca compiuta nel 2018 all'attuale 84 per cento) ha sottoscritto un contratto di fornitura di energia elettrica con le utilities del comparto.