La si invoca di continuo - parliamo di connettività o Internet of Cars - quale soluzione tecnologica in grado di proiettare definitivamente nel futuro l'industria dell'auto, dimenticando però la natura del 'carburante' che la alimenta - i dati raccolti. Un aspetto sul quale si è ora concentrata l'ultima ricerca condotta da ANIASA in collaborazione con Bain&Company.
Condivisa in occasione della presentazione del 18° Rapporto dell'associazione confindustriale, "L'auto connessa...vista da chi guida. Il ruolo e i rischi dei dati nell'industria dell'auto" ha visto prevalere, seppure non di molto (60 per cento), la quota dei favorevoli a consentire l'accesso ai dati del veicolo, se necessari per poter fruire di servizi per la sicurezza personale o del mezzo.
La parte restante dei 1.200 automobilisti italiani ascoltati per la ricerca (da notare che già oggi uno su 3 guida un'auto connessa, il 59 per cento si dichiara intenzionato a passarvi, mentre solo un 12 per cento è fermamente contrario) appare invece preda di timori: che si tratti di uso improprio dei dati, anche con riferimento al tema della violazione della privacy, o di pericolo di hackeraggio. Per il 70 per cento del campione, l'accessibilità dei dati deve soggiacere a un limite temporale.
I driver nazionali si sono dimostrati particolarmente interessati all'impiego dei dati ai fini della localizzazione del veicolo (situazioni di emergenza e/o furto), per la navigazione evoluta e per mettere in comunicazione il mezzo guidato con le infrastrutture. Per poterne disporre, circa l'80 per cento degli intervistati si è dichiarato addirittura disposto a versare un sovrapprezzo, anche fino a 500 euro, da corrispondere una tantum o sotto forma di abbonamento.
Assistenza stradale, manutenzione predittiva, diagnostica da remoto, sconto sul premio assicurativo sono altri scenari che hanno visto gli automobilisti ascoltati rispondere positivamente alla possibilità di condivisione dei dati, in modo più o meno convinto. Condizione che decade del tutto se le informazioni afferiscono alla sfera personale.
In sintesi, secondo le risultanze della ricerca di ANIASA con Bain&Company si danno cinque categorie possibili di guidatori: 'Telematici" (15 per cento del totale); "Indifferenti" (32 per cento), caratterizzati un atteggiamento smart, ma non necessariamente con riferimento all'oggetto auto); "Indecisi" (22 per cento), per cui la propensione a condividere è minore; "Scettici" (ancora meno inclini) e "Connessi con riserva" (il loro interesse per l'auto connessa è forte, ma non tale da indurli ad abbracciare un determinato stile di vita).
Si tratta di "un nuovo modello, in cui l’auto è parte di un sistema integrato con servizi offerti in via digitale da provider diversi, che vedrà il noleggio, e quindi ANIASA, sempre più protagonista", ha sottolineato Massimiliano Archiapatti, Presidente di ANIASA, associazione al cui interno è stata costituita di recente la sezione 'Digital Automotive'.
Per Gianluca Di Loreto, Partner di Bain & Company, "dopo l’incontro con il mondo dell’auto la telematica si sta 'democratizzando', portando nuovi attori nell’arena competitiva. Per sfruttare però pienamente il potenziale del settore occorre investire nella giusta regolamentazione (privacy) e nella comunicazione dei reali benefici, per convincere gli 'scettici' a connettere le proprie auto… per un giusto fine.".