Sarebbero necessari ancora cinque anni per un deciso cambio di passo legato al mercato delle auto elettriche. Gli intenzionati, entro quella data, all'acquisto di un veicolo zero emissioni in Italia sono oltre 4 su 10, quasi 6 su 10 i favorevoli alle soluzioni ibride.
Abbiamo estrapolato le indicazioni dall'ultimo Osservatorio Auto Findomestic, per il quale sono stati ascoltati, grazie a una collaborazione con la società di ricerca e consulenza C-Ways, più di 10.000 automobilisti di età compresa tra 18 e 65 anni, provenienti dal nostro Paese e da altri 15 a livello mondiale. Stando ai risultati, il gradimento nei confronti dell'elettrico non si traduce allo stato attuale in un numero equivalente di vendite.
La situazione è destinata però a cambiare, come anticipato, nel prossimo quinquiennio. Il 57 per cento del campione ha infatti espresso la volontà di passare a un'auto ibrida, con l'Italia alle spalle del Brasile (80 per cento), ma avanti di un solo punto percentuale (76 per cento) rispetto a Spagna e Brasile.
La clientela pronta a investire sul puro elettrico si è fermata invece a una quota globale del 43 per cento, con punte del 72 per cento in Messico e del 68 per cento in Brasile e Cina.
Il futuro di questa alimentazione appare molto legato, ha sottolineato Michele Crisci, Presidente di UNRAE, alla "capacità che le infrastrutture avranno di permettere agli utenti una ricarica continua, veloce, diffusa in maniera ampia sia domestica sia pubblica, sia nei luoghi dove lavoriamo. Non dobbiamo dimenticarci che il nostro Paese vive anche di turismo e quindi dobbiamo immaginarci un futuro in cui i turisti dovranno ricaricare le loro vetture".
Il 'numero uno' dell'associazione che riunisce i costruttori esteri, ha parlato di un inevitabile periodo di transizione prima dell'avvento definitivo del nuovo paradigma di mobilità elettrico, connesso e condiviso, che manderà in pensione i 37 milioni di autoveicoli non 'attrezzati' per rispondere alla rivoluzione tecnologica già in corso.
I numeri, estrapolati dalla banca dati di UNRAE, indicano per i primi cinque mesi del 2019 poco più di 3.500 EV e circa 48.000 soluzioni ibride, di cui solo 2.000 di tipo plug in, a fronte di un milione quasi di immatricolazioni.
"Nello scenario globale il principale freno alla diffusione dell’auto elettrica risulta essere il costo d’acquisto, ancora alto e poco concorrenziale - ha rilevato Claudio Bardazzi, responsabile dell'Osservatorio Auto Findomestic -. Oggi l’86% del campione mondiale, il 91% degli italiani, è consapevole che il veicolo elettrico costi più dell’equivalente termico e il 42% (32% degli italiani) non è disposto a sostenere alcuno sforzo supplementare per acquistare un’auto elettrica".
Sono stati quindi citati i casi della Cina, che ha inserito incentivi di importo compreso tra 5.100 e 8.700 dollari, e della Norvegia, la cui normativa in materia, più articolata, include: esenzione da imposta sull’acquisto, IVA, tassa di circolazione, pedaggi e spese di traghetto, oltre che sconto sull’acquisto di veicoli ibridi ricaricabili.
Secondo le risultanze dell'analisi di Findomestic, tra i punti di forza delle auto elettriche ricadono fluidità di guida (per l'86 per cento del panel, l'83 per cento in Italia), silenziosità, performance in fase di accelerazione, ridotti costi di utilizzo e per la manutenzione (ma i norvegesi, decisamente avanti in questo settore, non la pensano come gli altri, infatti la loro media è più bassa di quella mondiale).
Anche l'ecosostenibilità è considerato un valore di riferimento per ben il 93 per cento degli intervistati in Italia a fronte di una complessiva dell'89 per cento. È emerso in particolare che un automobilista su tre è attento alla modalità di produzione dell'elettricità e al tema dello smaltimento delle batterie.
Sulla faccia opposta della medaglia si ritrovano invece alcune questioni che si trascinano ormai da tempo: l'autonomia al di sotto dei 300 chilometri (54 per cento globale, 46 per cento in Italia), con picchi in Spagna (71 per cento), Germania (67 per cento) e Francia (62 per cento); e la disponibilità di colonnine per la ricarica rapida, anche sulle tratte autostradali, il cui numero esiguo e insufficiente preoccupa i due terzi del campione (il 71 per cento in Italia).