Interessante ricerca sulla percezione del nome dei brand più famosi su internet. Anche marchi famosissimi come Ferrari e Porsche tra le automobili non sono esenti da una diffusa ignoranza su qual è il modo corretto di essere scritto, e gli errori si manifestano ad esempio in una frettolosa ricerca. Nella classifica qui sotto abbiamo evidenziato i nomi riconducibili al settore auto: ben 7 su venti, con il marchio coreano che dovrebbe fare un intenso lavoro di comunicazione per migliorare la percezione del corretto modo di scrivere il nome aziendale. Ma stupisce a nostro avviso molto di più che un brand universale come Ferrari venga spesso scritto male, come anche il nome di uno dei più importanti Gruppi automobilistici mondiale, Volkswagen.
Equivoci anche su Gillette e Heineken mentre francamente non stupisce che i più non sappiano scrivere il nome del “gelataio” Häagen-Dazs. Anche Nutella vittima dell’elisione della doppia consonante (come Ferrari e Dolce&Gabbana)
L’errore più diffuso è Hundai, inserito ben 581.000 volte al mese.
Attenti alla scelta del nome
Salman Haqqi, redattore finanza di money.co.uk, propone una riflessione su quanto emerso dalla ricerca:
“Il nome aziendale è uno dei pilastri sui quali si fonda il successo e la popolarità di un marchio, e quindi deve essere posta la massima attenzione nella scelta di un nuovo nome. Ci sono alcune fondamentali regole di cui tener conto:
Unicità – Il nome aziendale deve essere distintivo rispetto ai competitor.
Leggibilità – Il nome del brand deve essere facile da dire e da ripetere. Nell’era dell’e-commerce lo spelling è particolarmente importante, ad esempio per scriverlo nei motori di ricerca.
Registrabilità – Il nome non deve creare problemi o equivoci al momento della registrazione, anche del dominio web.
immediatezza – Il nome deve essere facilmente identificabile/comunicabile come logo, colore, icone.
Longevità – Bisogna farsi una domanda: può il nome aziendale crescere proporzionalmente al business e alla sua espansione in termini di prodotti, servizi, mercati, e territori?”