Il car sharing, insieme al trasporto pubblico, è certamente una delle grandi vittime della pandemia, per motivi più che ovvi. I noleggi sono più che dimezzati.. Logico immaginare che Aniasa, associazione di riferimento, punti alla riemancipazione di un settore che stava pur con tanti problemi prendendo piede nel nostro Paese, se non con le biciclette, un fallimento totale, almeno con le autovetture (e forse, malauguratamente, con i monopattini). Scende in campo il presidente Archiapatti:
“Gli effetti della pandemia non accennano a mollare la presa sul settore del car sharing che nei primi 7 mesi del 2021 ha registrato circa la metà dei noleggi effettuati nello stesso periodo del 2019. Telelavoro e circolazione ancora limitata nelle città sono alla base del calo. Ma non solo. Incide anche l’assenza di una reale politica di sostegno verso l’auto condivisa che può svolgere un ruolo centrale per la riduzione delle emissioni inquinanti e per decongestionare le nostre città. Servono più attenzione e misure strategiche (…)”.
Non solo pandemia, non solo home working, quindi, secondo Aniasa, le cause del dimezzamento dell’attività di sharing. Aniasa non manca di indicare in una politica di incentivi la chiave di volta di un servizio che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, favorire la diminuzione del traffico.
La nostra perplessità rimane, e rimarrà fin quando non sarà ampiamente dimostrato che per ogni vettur la “presa” quotidiana, 7 su 7, sarà di almeno due attività. Altrimenti, una vettura di sharing in circolazione equivarebbe a una vettura di proprietà in circolo. Al di là ovviamente della facile demagogia.
Lecito comunque che Aniasa combatta la sua battaglia, lanciando quattro proposte che per dovere di cronaca proponiamo testuali al lettore.
Abolizione del canone annuale
E’ necessario che le amministrazioni comunali eliminino definitivamente il canone annuale richiesto per ogni veicolo su strada ai player del car sharing per svolgere il proprio servizio. Azione già intrapresa a macchia di leopardo solo da alcuni Comuni.
È ormai un controsenso richiedere agli operatori di pagare un canone annuale per la sosta dei veicoli condivisi, quando sono proprio i servizi di car sharing a liberare il suolo pubblico e ad abbattere drasticamente la necessità di parcheggi.
Allineamento dell’IVA al 10%
Tra le misure richieste dal settore vi è l’allineamento dell’aliquota Iva al 10% (prevista anche per Tpl e NCC), ossia l’aliquota in vigore per il trasporto urbano di persone, anziché l’attuale 22%. Nonostante, infatti, il car sharing a flusso libero sia un servizio gestito da operatori privati, rientra a tutti gli effetti nel network dei trasporti urbani messi a disposizione dei cittadini. La natura del servizio è proprio quella di porsi come prezioso complemento ai mezzi pubblici ed essere utilizzato anche per gli spostamenti del primo/ultimo miglio o per raggiungere importanti snodi, quali le stazioni ferroviarie.
Inclusione nel Buono Mobilità
Va integrato il cosiddetto Buono Mobilità (vigente dal 2020), che oggi prevede la copertura del 60% della spesa (fino a un massimo di 500 €), per l’acquisto di biciclette, monopattini o mezzi simili, e per l’utilizzo di servizi di mobilità condivisa ad uso individuale, con esclusione però delle autovetture. Proprio l’auto non può essere esclusa dall’incentivo: in un Paese come l’Italia, che si colloca al secondo posto in Europa per numero di vetture pro capite, il car sharing può contribuire a sostituire l’utilizzo del mezzo privato, in particolare per i lunghi spostamenti cittadini per cui è difficile che gli utenti facciano ricorso ai servizi di micromobilità.
Fondi pubblici per la promozione del MaaS
Numerose amministrazioni italiane stanno pianificando piattaforme MaaS (Mobility as a Service) per abilitare l’integrazione tra le diverse opzioni di mobilità sostenibile presenti in città, disincentivando l’uso dell’auto privata. D’altro canto, però, alcune amministrazioni hanno richiesto agli operatori del mondo dello sharing di predisporre voucher scontati per coinvolgere maggiormente gli utenti nell’utilizzo delle piattaforme MaaS. Tali bonus potrebbero essere erogati tramite fondi pubblici con l’auspicio che, in un momento di crisi economica, gli operatori della sharing mobility non siano aggravati da ulteriori costi.