Se la nuova misura per la tassazione delle auto aziendali entrasse nel testo definitivo della Legge di Bilancio (prospettiva che, allo stato attuale, appare superata), gli effetti sarebbe pesanti e di duplice natura: economica e ambientale. Federmotorizzazione Confcommercio ha stimato infatti che la manovra indurrebbe un calo del 70-80 per cento nel numero di veicoli che le imprese assegnano ai propri dipendenti per consentire loro di operare a nome proprio. Le immatricolazioni in meno calcolate sarebbero circa 250.000, con una perdita di quasi 1,5 miliardi di euro per mancati introiti derivanti dalla quota-parte dell'IVA e dai costi per la trascrizione dei mezzi. Si produrrebbe inoltre un blocco nel rinnovo del parco auto circolante, con immediata ricaduta penalizzante nella presenza sulle strade italiane di soluzioni di trasporto più vecchie e, quindi, maggiormente inquinanti.
Un altro dato vale a illuminare la pericolosità della proposta inserita nella bozza della Legge di Bilancio in via di definizione. Mentre un'azienda tende a un rinnovo della flotta ogni 3/4 anni (in linea con i tempi dei contratti di noleggio sottoscritti), un privato compie lo stesso passo nel doppio del tempo. Se quindi un dipendente, per evitare di farsi tassare, privilegiasse l'utilizzo, per mansioni operative, di una vettura di proprietà, con costi di rifornimento addebitati al datore di lavoro, uno stesso mezzo si troverebbe a circolare per un lasso di tempo decisamente impattante a livello di lotta all'inquinamento.
Sugli stessi binari corre la preoccupazione espressa dall'associazione confindustriale ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell'Autonoleggio e Servizi Automobilistici) per bocca del suo Presidente Massimiliano Archiapatti.
"Aumentare oggi la tassazione dell’auto aziendale già pesante e farraginosa - ha sottolineato - significa colpire intenzionalmente le capacità produttive del Paese, i lavoratori e un settore completamente fiscalizzato, che rappresenta sicuramente lo strumento più efficace per accelerare il rinnovo del parco, il più vecchio, inquinante e meno sicuro d’Europa con oltre 10 anni di anzianità.
Con questa misura si favorirebbe tra l’altro il ritorno a soluzioni fuori dal tempo, come il rimborso chilometrico, senza controllo e tracciabilità tributaria, in totale spregio e contrapposizione alle innovazioni della fatturazione elettronica e della carta carburante".
Per ovviare a quello che il Presidente di ANIASA ribadisce come uno "scenario ostile all’automotive", aiutando al contempo le casse dello Stato, non serve arrivare a una manovra da lacrime e sangue.
Basterebbe infatti, secondo Archiapatti, (re)introdurre il superammortamento per le auto ad uso strumentale, "una saggia misura che ha portato maggiori entrate erariali (1 euro di super-ammortamento si è trasformato in 3 euro di entrate per lo Stato e gli enti locali), un aumento delle immatricolazioni con veicoli meno inquinanti e più sicuri, e quindi lo svecchiamento del parco circolante (il vero e unico provvedimento realmente a favore dell’ambiente)".
Sono gli stessi dati di mercato a certificarlo: rimanendo nel segmento del noleggio a lungo termine, dove viaggiano soli veicoli Euro 6, il super-ammortamento ha portato, nel 2016 e 2017, rispettivamente 34.400 e 30.200 immatricolazioni in più, traducibili in una crescita erariale pari rispettivamente a 170 e 148 milioni di euro), promuovendo "maggior correttezza fiscale, funzione fisiologicamente esercitata dal noleggio lungo termine. Replicarla - ha aggiunto e concluso il Presidente di ANIASA - sarebbe saggio per un Governo in cerca di nuove risorse economiche e interessato ad ambiente e sviluppo".
I nuovi conteggi dell'associazione confindustriale indicano, in caso di conferma della norma inserita nella bozza di Legge di Bilancio, un crollo delle immatricolazioni, nel 2020, nell'ordine delle circa 60.000 unità in meno, con una perdita complessiva, tra casse dello Stato e conti degli Enti Locali, di 260 milioni di euro.
Mentre si attende una parola definitiva sul punto in discussione (sul tavolo è comparsa infatti, oltre all'azzeramento totale del rincaro, l'idea di un suo contenimento rispetto alla proposta iniziale), i dati di un'indagine curata da DKV Euro Service identificano nell'auto aziendale uno dei benefit che gli italiani prediligono.
Il 63 per cento del campione la considera come si trattasse della propria, anzi qualcuno vi riserva ancora più attenzioni. Un ulteriore 14 per cento vi è "estremamente attento", mentre solo il 4,6 per cento degli intervistati dichiara che potrebbe comportarsi meglio.
Quasi l'80 per cento del campione ascoltato privilegia il parcheggio del veicolo aziendale in stalli comodi o comunque 'sicuri' (laddove la concentrazione di mezzi è minore, così come il rischio di danneggiamenti). Il passaggio in autolavaggio è una consuetudine settimanale, al massimo quindicinale, per il 64 per cento degli interventi, quota che sale al 74 per cento quando si tratta di cura attenta degli interni.
I 'desiderata' legati all'auto aziendale riguardano, in prima battuta, il potenziamento del comfort (quasi il 50 per cento), seguito da velocità e potenza (31 per cento) e riduzione dei consumi (14 per cento). Quanto sia facile mettersi alla guida del mezzo interessa un risicato 6 per cento.
Sul fronte infine degli optional irrinunciabili, gradino più alto del podio per il navigatore satellitare integrato (46 per cento). Piazza d'onore per i sensori di parcheggio (29 per cento), alle cui spalle ha chiuso il sistema anticollisione City Brake (15 per cento), in crescita. Il sistema per riscaldare sedili e volante è invece stato indicato dal 10 per cento del campione.